La Rocca di Cefalù ha rappresentato, nel corso dei secoli, un punto strategico e simbolico lungo la costa settentrionale della Sicilia, influenzando la nascita e l’evoluzione della città che, nel corso dei secoli, ha cambiato nome a seconda delle dominazioni: Kephaloidion per i Greci, Kefa o Ras Melkart per i Punici, Cephaledium per i Romani e Gafludi per gli Arabi.
Due grotte sul versante orientale, oggi inaccessibili, custodiscono le più antiche testimonianze di insediamenti umani nella zona, con reperti risalenti a epoche preistoriche, ellenistiche e romane. Tali grotte avevano probabilmente funzioni sia abitative sia rituali.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’abitato si spostò temporaneamente dalla costa al promontorio per motivi difensivi, durante il periodo bizantino. Solo con Ruggero II l’insediamento tornò a valle, segnando la rifondazione della città e la costruzione del Duomo. In questo periodo ebbe inizio anche la costruzione della cinta muraria, lunga oltre 2 km.
La fortificazione del valico presenta tre fasi principali: una alto-medievale (quota 130-135 m), una normanna (età di Ruggero II, quota 110-100 m) e una rinascimentale (XVI secolo, con interventi datati 1553-1554). La “Cisterna Grande”, situata a quota 130-135 m, è uno degli elementi più rilevanti del sistema idrico.
A quota 150 m si trovano resti di edifici di varie epoche, tra cui magazzini, forni e la chiesa di Sant’Anna. Di particolare interesse è il cosiddetto Tempio di Diana, edificio megalitico la cui funzione è ancora incerta. Le sue fasi costruttive vanno da una cisterna del IX sec. a.C. (forse legata al culto delle acque) a successive trasformazioni in epoca greca, romana e infine bizantina, quando fu convertito in chiesa.
Nella parte nord-occidentale delle mura sono stati rinvenuti scheletri e resti di macchine da guerra. In cima alla Rocca si trovano i resti del Castello, risalente ai secoli XII-XIII e ulteriormente fortificato. Un documento del 1238 testimonia che Federico II lo confiscò al vescovo per volontà di Ruggero II, facendone uno dei principali baluardi militari dell’isola.
A quota 200 m si trovano strutture di avvistamento e difesa, come casermette e postazioni che consentivano la trasmissione ottica di segnali tra tratti di costa altrimenti non visibili.
Completano l’interesse scientifico del Parco della Rocca la presenza di specie botaniche e malacologiche endemiche, reperti paleontologici e interessanti fenomeni carsici, di grande valore geologico e speleologico.